Riportiamo recensione di Vittorio Sgarbi, pubblicata su “io Donna” rivista supplemento del Corriere della Sera del 14 agosto 2023, in cui compaiono molti tratti della prefazione e che trova altri spunti dal libro del nostro Presidente “Saggi Artigiani” Racconti e pensieri del saper fare italiano.
In un bel libro Giacomo Basso, presidente di Casartigiani, riflette sul lavoro degli artigiani e sul pensiero che lo guida, che arriva a rappresentare anche l’Essere supremo. Perché qualcosa, un metodo, rende simile l’opera degli uni e dell’Altro
di Vittorio Sgarbi
Saggi artigiani. Bel titolo, bel libro, senza parole nuove, senza parole inglesi, con il gioco dell’ambiguità, nella scelta di termini che possono essere, allo stesso modo, sostantivi e aggettivi: sono saggi gli artigiani o sono artigiani i saggi?
La condizione più alta dell’uomo è la saggezza, e l’artigiano porta in sé la memoria di un sapere che è fatto di tempo e di esperienza. L’artigiano è saggio per definizione, ma saggio è, nel contempo, il filosofo e anche quello che esprime: i saggi sono i prodotti della sua mente. Il libro più importante della letteratura francese sono gli Essais di Michel de Montaigne, saggi della sua riflessione sulla vita e sull’uomo.
Si dice comunemente: «Ho letto un saggio di Umberto Eco, di Carlo Dionisotti, di Benedetto Croce» e si intende uno scritto. Ma qui si parla di artigiani nella bella grafica della Casa Artigiani di Roma: un libro segreto di Giacomo Basso, saggista che si applica a dimostrare che gli artigiani sono saggi, e alla fine si intende che i due sostantivi sono equivalenti. Un buon artigiano è saggio e un buon saggio è un artigiano del pensiero. L’opposto dell’intelligenza artificiale di cui tanto si parla.
Basso lo dice: «Ognuno è artigiano di se stesso, nella vita. Poi si vede, se il servizio e la produzione è riuscita bene». Trattandosi di due sostantivi in cui prevale, come indica la grammatica, il maschile, dovrebbe essere: «se il servizio e la produzione sono riusciti bene».
Ma i concetti di servizio e produzione sono una sola cosa. Ciò che produci serve, perché «Noi siamo sempre stati convinti che nel mestiere di artigiano ci sia un fondo di generosità umana». Basso ce lo vuole dimostrare attraverso Racconti e pensieri del saper fare italiano. È la migliore e più nobile risposta al “Made in Italy”, brutta formula usata anche dagli strenui difensori della lingua italiana. Nulla di peggio che tradurre in inglese i nomi di persona e di città.
La città è una persona: si chiama Venezia e non Venice, Firenze e non Florence, Napoli e non Naples, Roma e non Rome. Però questo tradurre le città in una lingua diversa significa sentirle proprie, perché Venezia, Firenze, Napoli, Roma sono città universali, ricolme dell’arte italiana che è l’espressione più sublime dell’artigianato. E quando una città appartiene a tutti, appartiene al Mondo, è inevitabile trasferirla nella propria lingua. Così, anche per noi, Paris è Parigi e London è Londra. Intraducibile, perché è un altro mondo, è New York, universale anche conservando il suo nome. Ma, nonostante che tutto accada negli Stati Uniti, e l’artigianato si sia potenziato fino all’inverosimile nel continente americano, la sua origine prima è nella creatività Italiana e si esprime nella manualità Italiana.
Il “saper fare” italiano è, prima di tutto, un saper pensare. Gli esempi che ce ne dà Basso sono storie di vita inevitabili. Perché l’artigiano, come l’artista, non si può imitare: si può copiare. Il procedimento industriale è ripetitivo. Il design è l’idea che si fa mille prodotti. Ma l’artigiano, come l’artista, produce pezzi unici, perché il suo modello è la vita.
Ogni essere umano è un pezzo unico. Ogni uomo è diverso dall’altro. Siamo lo stesso genere umano, ma siamo individui, e la somiglianza non è identità. Dio ha creato, con le sue mani, milioni di nasi, milioni di bocche e milioni di impronte digitali. L’impronta digitale è lo strumento della nostra riconoscibilità. Prima del Dna consentiva di riconoscere un uomo dall’altro. E pure tutti i soldati sono uguali, tutti gli operai sono uguali, tutti gli avvocati, tutti i farmacisti, tutti i notai. Sono categorie di appartenenza. E l’uomo è una miscela di somiglianza e di diversità.
L’artigiano ha l’istinto di Dio, lo stesso metodo, se Dio ha un metodo. Basso lo intuisce: «Potevi guardare in faccia anche Dio e rappresentarlo». Così l’artigiano continua l’opera di Dio. Tanti sono gli spunti di questo libro, e tante le riflessioni che ci consente, come quando scrive di Marco Tullio Monticelli: «Lascia i mosaici al buio, tanto i colori se li vuoi vedere, li vedi lo stesso, dentro di te e dentro le persone che li vogliono vedere. Perché se non li vuoi vedere non c’è niente da fare».
Basso non sa come spiegare la nascita del violino, e ne cerca l’artigiano in Dio stesso: «Si dice che quando è terso con l’avvicinamento della sera, quando c’è vento da nord, in quelle terre sempre più orgogliose, leggero si sente un suono, lontanamente, come un sospiro del tempo, che a volerlo è musica di violino. Il violino di Gesù». Gesù, figlio di artigiano.
Nella foto Georges de La Tour, “San Giuseppe falegname”, 1642 (foto Getty Images).
Il Welfare bilaterale artigiano, eroga prestazioni e servizi che vanno dal sostegno alle aziende in crisi e al reddito dei lavoratori dipendenti in costanza di rapporto, a interventi a favore delle imprese e del loro sviluppo, all’assistenza sanitaria integrativa e a corsi di formazione professionale, fino alla costituzione di una rete di rappresentanti della sicurezza territoriale.