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Rete Imprese Italia in audizione alla Camera su reddito di cittadinanza: “Servono soluzioni per favorire il lavoro”

Roma, 4 marzo 2019 – Rete Imprese Italia, pur apprezzando la volontà del Governo di combattere la povertà e rilanciare l’occupazione, ritiene che i vincoli per le assunzioni con il reddito di cittadinanza,  se non rimossi, difficilmente creeranno nuova occupazione in Italia. Quanto alle risorse per ‘Quota 100’ avrebbero giovato di più alla ripresa economica ed occupazionale se destinate alla spesa per investimenti.

E’ il giudizio espresso oggi dalle Organizzazioni di Rete Imprese Italia, intervenute in audizione alla Commissione Lavoro della Camera sul decreto legge in materia di reddito di cittadinanza e di pensioni.

Il provvedimento, si legge in un comunicato stampa divulgato a margine dell’audizione, va corretto da un lato rafforzando il meccanismo delle condizioni per ottenere il reddito di cittadinanza, dall’altra rimuovendo le rigidità delle assunzioni rappresentate soprattutto dai contratti a tempo pieno e indeterminato.

Sarà inoltre opportuno attuare la riforma strutturale dei centri per l’impiego che ad oggi non intermediano efficacemente domanda e offerta di lavoro, e garantendo efficaci controlli per evitare abusi nella fruizione del beneficio. Va evitato il rischio di possibili effetti distorsivi sul mercato del lavoro: la crescita dell’occupazione irregolare e della concorrenza sleale nei confronti delle piccole imprese, il disincentivo a creare nuove iniziative imprenditoriali.

Rete Imprese Italia sostiene inoltre la necessità di ripristinare le risorse per i Fondi interprofessionali cui è stato esteso il compito di finanziare la formazione per il reinserimento nel mercato del lavoro dei beneficiari del reddito di cittadinanza.

Rete Imprese Italia ritiene poi necessario un attento monitoraggio degli interventi su ‘Quota 100’ giudicata “una misura estremamente onerosa che occorre contemperare con la necessità di garantire la sostenibilità del sistema pensionistico italiano. Inoltre andrà ad aggiungersi alle misure strutturali e sperimentali degli ultimi anni, alimentando una normativa previdenziale estremamente complessa che rende difficile la programmazione sia per le aziende che per i lavoratori di volta in volta interessati”.

 

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