Omaggiamo Federico Fellini, in occasione del 99esimo anniversario della Sua nascita, essendo nato a Rimini il 20 gennaio 1920.
Il tributo di questo omaggio è dovuto alla straordinaria grandezza dell’artista, alla popolarità internazionale, che ha reso celebre un’epoca, alla sua incidenza culturale ma, soprattutto, alla sua autodefinizione che ci rende onore: “sono un artigiano che non ha niente da dire, ma sa come dirlo”. Quindi il Dottore, come lo chiamavano tutti a Cinecittà, come gli artigiani, pur essendo un ottimo conversatore, si esprimeva attraverso le Sue creazioni, le Sue immaginazioni e i Suoi sogni.
L’Uomo e l’Artista (disegnatore, fumettista, scrittore, sceneggiatore, regista) sono talmente importanti da far coniare una aggettivazione neologistica come “felliniano”.
Felliniano vuol dire un mixage di sentimenti e di sensazioni, un caleidoscopio di variegata umanità, di rutilanti sembianze, di nostalgiche presenze, di mancate giustificazioni, di disperata ricerca di Amore, con la colonna sonora immancabile e indistinta di Nino Rota.
Ma ci piace anche pensare che “felliniano” voglia dire anche un po’ artigiano, con il suo senso di Libertà e con la creatività che, nonostante tutto, non si rassegna perché è un Dono della natura che deve servire gli Uomini.
Grazie a Lui, dicevamo, si è caratterizzata un’epoca che ha preso il nome dal Suo film più famoso, La Dolce Vita, con il suo scenario struggente e suggestivo della città più bella, più importante, ma più complicata e più crudele del mondo, Roma. Due luoghi meritano il rispettivo emblema di ambiente felliniano, Fontana di Trevi, con la sua barocca maestosità, che dopo quel film è divenuto uno dei luoghi più visitati al mondo (vedi novelle “Il barbiere di Fontana di Trevi” e “Paparazzi”) ma soprattutto via Veneto, il cui slargo finale verso Villa Borghese è adesso, toponomasticamente e giustamente, al Maestro dedicato.
Solo che via Veneto non c’è più, forse è morta con Lui, intendiamoci bene via Veneto è sempre lì, con i suoi alberghi, con i pochi Caffè che, coraggiosamente, hanno resistito insieme ai negozi.
Su tutto sembra passata una coltre di silenzio e di tristezza ma soprattutto di decadenza, forse perché manca lo straordinario Regista che dà il via e dice “Ciak si gira, buona la prima”
Si accendono le luci, ogni personaggio esegue i suoi movimenti, gli attori recitano, la pellicola gira, la fantasia si esprime, la vita scorre inesorabile. Ennio Flaiano, Suo sceneggiatore e amico direbbe: “Roma città di provincia e Capitale dell’Impero.
Omaggio a Federico Fellini nella speranza che gli sia consentito, prima o poi, di accendere la macchina da presa.
P.S. Si racconta che negli ultimi giorni il Maestro malato e degente fosse accudito da una suorina, che gli recitava delle Ave Maria. Sembra che la suora insistesse affinché Fellini recitasse, anch’Esso, la Preghiera più cara ma che Federico, dolcemente, si rifiutasse giustificandosi con a Sua mancata frequentazione alle preghiere, ma che la suora, mai rassegnata, insistesse come fanno, normalmente, i partecipi. Non sappiamo chi l’abbia “avuta vinta”.
Non sappiamo chi l’avrà vinta ma sappiamo che Federico Fellini è vivo tra noi e se vai a via Margutta trovi il bassorilievo dove Lui abitava, con il ricordo di Giulietta.
Il Welfare bilaterale artigiano, eroga prestazioni e servizi che vanno dal sostegno alle aziende in crisi e al reddito dei lavoratori dipendenti in costanza di rapporto, a interventi a favore delle imprese e del loro sviluppo, all’assistenza sanitaria integrativa e a corsi di formazione professionale, fino alla costituzione di una rete di rappresentanti della sicurezza territoriale.