Racconti Artigiani

L’Eroico Tappezziere di Milano

Che ci faceva, Amatore, davanti al plotone di esecuzione degli odiati “todeschi” ? Lui era un tappezziere artigiano e pure bravo, per essere uno di umili origini, un popolano. Chissà, forse, aveva fatto i materassi anche per Radetzky. Del resto il vecchio generale, non era quella “carogna” che la “mistica” risorgimentale ci ha tramandato. Aveva, anche, messo su famiglia a Milano con una “sciura”, che lo accudiva e gli faceva il risotto e che gli aveva pure sfornato quattro figli, oltre ai sei che aveva con la moglie, una contessa austriaca. Ma dopo le “Cinque Giornate” e lo stato d’assedio del 51 il feldmaresciallo ottuagenario si era incattivito. Sarà stata l’età o quello che per lui era il dogma dell’Impero Austroungarico. Non lasciava via d’uscita a coloro che volevano l’Italia: o la forca o l’esilio. Ma Amatore era un romantico, come si dice “nomen omen”, che per scherzo del destino fu per anni cambiato in Antonio visto che così avevano riportato dopo l’esecuzione e si dovette dire grazie al Pollini se la verità anagrafica fu stata ristabilita. Lui era un repubblicano convinto, d’idea mazziniana e tutti dicevano una persona molto buona, leale, onesta anche nel mestiere oltre che capace. Come diceva Manzoni “Voi milanesi che tra le persone buone siete le più buone”.Lui voleva l’Italia come altri lombardi morti giovanissimi un anno prima a Roma sotto i bastioni del Gianicolo, Enrico Dandolo e Luciano Manara su tutti, insieme a Mameli, genovese, quello dell’Inno.

Forse erano federalisti come Cattaneo, anche se essendo mazzianiani e garibaldini lo escluderemmo, ma chissà cosa penserebbero, se tornassero oggi in vita, dell’Italia per cui si sono sacrificati.

Sciesa era entrato in contatto con i gruppi clandestini repubblicani e si era entusiasmato ed era diventato imprudente e una sera di fine luglio, sotto Porta Ticinese, venne bloccato con alcuni manifesti che gli erano stati affidati da affiggere. Con processo sommario fu condannato a morte. Tre giorni dopo fu prelevato e portato al patibolo, ma il boia era morto da poco e per lui ci fu il plotone di esecuzione, che è più dignitoso per gli eroi. Amatore aveva paura come tutti, ma era fiero, orgoglioso, si sentiva finalmente importante, come chi lotta per una giusta causa e che per questa muore. Gli fecero fare un ampio tragitto per Milano, domata solo momentaneamente ma non rassegnata. La sua splendida Milano, il Duomo, il Castello Sforzesco ridotto a una fortezza austriaca , S. Ambrogio, i Navigli e quell’aria frenetica che respiri la mattina anche adesso e che rende tutti milanesi. Mentre la luce gli appannava la vista pensava che non sarebbero state le lacrime a offuscare il senso della vita. Lui, era Amatore Sciesa, non solo un bravo artigiano tappezziere, apprezzato da tutti per la sua competenza e la sua onestà, il suo nome sarebbe risaltato nel tempo. Quello che facciamo in vita riecheggia nell’eternità dando un senso alla nostra dignità e al nostro ideale. Non bisogna avere paura, non si deve cedere, basta la convinzione di fare la cosa giusta.

Vigliacchi! Per fargli fare il delatore e rivelare il nome dei compagni, per fiaccarne la volontà lo fecero passare sotto casa sua per vedere i cari e la sua gente ma Amatore, nemesi amica, proprio a causa di questa vigliaccata entra nella leggenda. Sotto i balconi di casa sua non tentennò e disse “Tiremm innanz” “ Andiamo Avanti”. Quante volte ci viene proposto un baratto con la nostra coscienza e viene sollecitata la nostra debolezza con lusinghe miste a minacce o con lo spettro della paura? Quante volte abbiamo il coraggio di dire “Tiremm Innanz” ? Lui lo fece nell’ora più dura ed è bello sapere, che era un artigiano italiano, uno dei nostri, un romano antico come recita, ancora, la targa in suo onore eretta dove abitò. Un milanese vero, che disse anche “Mi soo nagott! Podi minga parlà, e parli no!”

Dieci anni dopo fu Italia, non proprio repubblicana,non proprio come si voleva, ma Italia. Se vai all’Altare della Patria sul lato sinistro tra quei scultorei immortalati, combattenti che si stringono a corte sotto una bandiera, sembra, che uno di questi abbia le sembianze di Amatore Sciesa. Quando abbiamo la “schiena dritta” il pensiero vada a Lui, altro che retorica, col plotone d’esecuzione non si scherza.

Già che ci faceva, Amatore, la mattina del 2 agosto 1851 davanti al plotone d’ esecuzione? Questione di circostanze. Se fosse nato centocinquanta anni dopo, magari sarebbe stato a pubblicizzare in una televendita il suo prodotto molleggiato, perché da artigiano avrebbe poi messo su una “fabbrichetta” con gli austriaci avrebbe fatto affari e magari avrebbe votato pure Lega. Lasciamo stare, “Tiremm Innanz” e W l’Italia. 

G.B.

 


 

 

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Giacomo Basso,
L'impegno con gli artigiani

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Gli Organismi e i Fondi Bilaterali nazionali e territoriali nell’artigianato - EBNA/FSBA, SANARTI, FONDARTIGIANATO, OPNA sono strumenti di welfare contrattuale finalizzati a mettere in campo interventi a tutela dei datori di lavoro e dei dipendenti.

Il Welfare bilaterale artigiano, eroga prestazioni e servizi che vanno dal sostegno alle aziende in crisi e al reddito dei lavoratori dipendenti in costanza di rapporto, a interventi a favore delle imprese e del loro sviluppo, all’assistenza sanitaria integrativa e a corsi di formazione professionale, fino alla costituzione di una rete di rappresentanti della sicurezza territoriale.

Racconti artigiani
Dalla penna di Giacomo Basso, i racconti artigiani pensati per esaltare l’artigianato attraverso l’uomo.
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