Racconti Artigiani

La Barcaccia di Piazza di Spagna

La notte del 24 dicembre 1598 non era “solo” la notte di Natale. Quella notte a Roma era la notte della paura. Il Tevere aveva raggiunto un livello di piena mai visto prima (e che non si vedrà neanche dopo, perché fu ed è il livello più alto di tutti i tempi) ma, alla mezzanotte, con la nascita del Salvatore, il fiume sacro regredì e la paura passò.

Pietro Bernini padre di Gian Lorenzo grande artista (leggi la novella il Padre degli Angeli) non erano a Roma quella sera, perché dimoranti a Napoli, ma quando nel 1605 si trasferirono nell’Urbe andarono a vivere a poca distanza da Piazza di Spagna (allora Piazza di Francia) più o meno dove adesso c’è Sant’Andrea delle Fratte, per avere scenari recenti vicino Via del Nazareno, famosa ai Tg, perché c’è la sede del Partito Democratico.

A Pietro non era sfuggita, quindi vivendo in quei pressi, la tramandazione popolare, di un racconto suggestivo, circa la presenza di una Barcaccia trascinata dalla piena del Tevere fin sotto le pendici della scarpata della “Trinità” che poi sarebbe diventata nel ‘700 la scalinata di Trinità dei Monti. Passata la paura, la Barcaccia era rimasta lì, a ricordo di quella paurosa nottata e della resistenza alle intemperie dell’Uomo e delle sue creazioni.

Da allora aveva probabilmente sempre, Messer Pietro, covato il sogno di rendere omaggio a quella Barcaccia, che da tradizione era diventata leggenda.

Prima di morire Pietro iniziò i lavori e si ispirò ai vecchi barconi dell’antica Roma che trasportavano olio, con poppa e prua uguali e fiancate basse per facilitare lo scarico.

La Barcaccia fu completata e inaugurata nel 1629 ma Pietro era già morto. La finì Gian Lorenzo, che era più insigne artista, cui dobbiamo tanto, compreso il colonnato di San Pietro.

Un’altra figura (come sempre nella vita la grandezza ha bisogno di più interpreti) fu determinante per quest’opera, Maffeo Barberini fiorentino, in seguito Papa Urbano VIII. Nacque a Santa Croce e come tutti i fiorentini aveva dimestichezza con l’arte e con la determinazione (ogni riferimento a persone viventi è puramente casuale).

Rivoluzionò Roma, con il suo grande artista Bernini. La loro in fondo fu la storia di una grande amicizia. A Lui si deve il Baldacchino di San Pietro per la costruzione del quale furono prelevati bronzi del Pantheon. Per questo Pasquino coniò il detto “Quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini” (“ciò che non fecero i barbari, fecero i Barberini”).

Ma i barbari, come si vede nei giorni nostri, tornano sempre, non muoiono mai, inutile scomodare Tacito, le nostre opere d’arte vanno difese.

Anche Maffeo si trovava a Roma quella notte del 24 dicembre del 1598, quando il Tevere irruppe su Roma e superò ogni oltranza, ogni livello, trascinando ogni cosa e probabilmente vide, a fiume rientrato, la barcaccia adagiata sotto Trinità.

Ci piacerebbe tanto sapere i pensieri del futuro Papa Commissionatore e Mecenate. Sappiamo solo che la notte, quella della vigilia di Natale del ‘598, fu di paura e di grande sofferenza, ma quella barca che non affonda era un messaggio divino e un imperituro ricordo.

Per inciso, il destino volle che a Papa Urbano VIII fosse legata la storia di un’altra fontana, meno nota a Roma, quella delle Api di Piazza Barberini. Il Papa la commissionò al suo vecchio grande artista Bernini nel 1644. Gian Lorenzo la creò a forma di conchiglia con delle api che emettevano l’acqua (simbolo dei Barberini).

A conclusione dei lavori nell’epigrafe fu scritto XXII anno di pontificato solo che a questo traguardo mancavano circa due mesi. Il tutto venne considerato poco augurante. A nulla valse scalpellare l’I per far diventare XXI anno, perché otto giorni prima del raggiungimento del traguardo, il Papa morì.

Sic transit gloria mundi Santità. I Papi lo sanno fin dall’insediamento.

Nel 1865 la fontana che era all’angolo di via Sistina fu scomposta e messa in un deposito comunale e quando si ricostruì, nel ‘915, udite udite, i pezzi mancavano cosicché quella ricollocata e posta alle pendici di via Bissolati, non è la stessa.

Roma Capitale dell’Impero e città di Provincia come diceva Ennio Flaiano.

Onore e gloria a quegli artigiani e a quegli artisti che hanno reso l’Arte a Roma e Roma all’Arte.

Onore e rispetto per quella Barcaccia a Piazza di Spagna che non è solo una straordinaria opera d’arte, ma un messaggio divino, che un futuro Papa e un grande artista vollero tramandare perché ispirati da Dio.

Qualsiasi siano le intemperie, la barca del Pescatore non vi abbandona, finché le acque non si ritireranno, in attesa del pieno Sole. 


 

 

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