In letteratura il termine generazione perduta si deve a Ernest Hemingway che, nel suo libro “Festa mobile”, fa riferimento a coloro che divennero adulti durante la Prima guerra mondiale. Hemingway stesso attribuisce la frase a Gertrude Stein sua mentore e mecenate. La Stein , infatti, prese a prestito questa terminologia dal proprietario del garage parigino dove ella lasciava la macchina. Quando un meccanico non riuscì a riparare l’automobile in maniera adeguata il padrone gridò al ragazzo “siete una generazione perduta”.
Il rischio che stiamo correndo, in questa ormai sufficientemente lunga e catastrofica lotta al coronavirus, è quella di avere forse non una generazione ma un considerevole numero di imprenditori perduti, soprattuto artigiani e commercianti e non per incapacità ma per disgrazia.
La volontà di prorogare restrizioni fino al 4 maggio sarà senz’altro giustificata, dal sapere e dal volere della comunità scientifica e noi ci adeguiamo, ligi al dovere come abbiamo fatto dal primo momento, vieppiù da quando abbiamo firmato, come Rete, il Protocollo sulla Sicurezza, ma non possiamo non evidenziare , se la chiusura si dovesse protrarre ancora, il rischio della moria di tante, troppe aziende soprattutto in alcuni importanti settori con conseguenze anche sociali. Pensiamo a tutta la filiera dell’abbigliamento, della cura della persona (parrucchieri, estetiste), bar, ristoranti e pasticcerie.
Si è trattato sicuramente di una guerra e come ogni maledetta guerra ha visto i suoi eroi, medici e infermieri in primis, filantropi, tutti quelli che hanno dovuto lavorare per il bene comune, naturalmente, le Forze dell’Ordine, ma ha visto anche le sue vittime innocenti e silenti e anche i suoi strateghi sconfitti e non intendiamo necessariamente riferirci alla Politica che ha fatto il suo con l’insopportabile ostilità tedesco-olandese.
Abbiamo avuto occasione di dire “fate presto” negli aiuti alle imprese , alle nostre care insostituibili micro imprese, senza le quali ci troviamo di fronte a una generazione perduta ma in questo caso non meno rimpianta.
Perché noi, nonostante le Cassandre, non ci rassegniamo all’idea di doverci adattare a un mondo distopico.
Noi vogliamo, come promesso dal Premier, che ci sia una nuova Primavera e tutto torni come prima, senza maschere di nessun tipo e senza distanze umane prima ancora che sociali, perché vorrà dire che questo virus vigliacco sarà stato sconfitto e in tal senso guardiamo con attenzione gli sviluppi della clonidina.
Mentre aspettiamo rapidità sui 600 euro, magari aumentando nell’importo , abbattere la Burocrazia sui prestiti garantiti e risolvere i problemi man mano che si presentano, come potete leggere in altre pagine del Sito. Bisognerà, una volta che c’è la riapertura, fare l’inventario dei danni , riordinare e valutare ed eventualmente apprezzare e utilizzare tutte le provvidenze offerte e finalmente ripartire.
Per intanto, che il Tempo passi presto e che come richiesto dai tantissimi accorati appelli, a maggio fateci riaprire, magari con tutti gli accorgimenti che dovranno essere necessari. Non ci possiamo permettere una generazione perduta, la nostra straordinaria, introvabile, irripetibile generazione di piccoli ma grandi imprenditori.
Il Welfare bilaterale artigiano, eroga prestazioni e servizi che vanno dal sostegno alle aziende in crisi e al reddito dei lavoratori dipendenti in costanza di rapporto, a interventi a favore delle imprese e del loro sviluppo, all’assistenza sanitaria integrativa e a corsi di formazione professionale, fino alla costituzione di una rete di rappresentanti della sicurezza territoriale.