In primo piano 21 Aprile 20

Dalla parte dell’imprenditore

Siamo in una fase molto delicata dell’emergenza Coronavirus. Gli italiani, con molto senso del dovere e della responsabilità, tolta qualche particolare eccezione, hanno osservato le disposizioni e le limitazioni decise dalle Istituzioni e i risultati si sono visti.

Tutti cominciamo a ritenere possibile, soprattutto nelle Regioni dove ancora meno è diffuso il contagio, una possibile se pur parziale riapertura per il 4 maggio e sinceramente si rimarrebbe molto delusi se così non fosse, anche se il rispetto per tutti quei poveri morti, che ancora vi sono e che comunque vi sono stati, è sacro. Molti si troveranno a confrontarsi con un mondo sconosciuto e distopico ma la voglia di vivere è tale che si farà ricorso a tutto lo spirito di adattamento. L’importante è che gli illustri virologi italiani profferiscano una parola univoca, anche se la responsabilità è comunque del Governo, che ha risposto all’emergenza e adesso ben comprende che in una Democrazia come l’Italia non si può distruggere definitivamente l’Economia, tenendola ferma. Ci sarà bisogno di mascherine (anche qui una parola univoca per favore) di distanza sociale, di modificati rapporti interpersonali, di sanificazioni, di mezzi di trasporto adeguati, di negozi riadattati, di smart working e di quant’altro, ma bisognerà riprendere a vivere con la speranza che non vi siano ondate di ritorno del virus.

Per intanto, i ricercatori studino un vaccino, oltre ad indicare la via della quarantena, sappiamo che lo stanno facendo ma anche che ci vorrà ancora molto tempo. La speranza, nel mentre, si fonda sui laboratori che stanno cercando di individuare un farmaco, come sta avvenendo anche a Pomezia, una sorta di antibiotico del Coronavirus, che non blocchi l’insorgenza, ma preservi dalle conseguenze e già questo sarebbe un grande successo. Quindi, facendo professione di ottimismo, passiamo alla fase 2, che investe soprattutto l’aspetto economico e imprenditoriale. In primis va detto che la vera partita si gioca in Europa, in particolare il giorno 23, e non è certamente una cosa semplice, vista l’attuale contrarietà alle proposte italiane della Germania, che del resto c’era d’aspettarsi facesse la Germania. Abbiamo visto quali danni fa la globalizzazione e a causa di ciò tanto più l’Europa è fondamentale per avere un ruolo e un senso, ma il senso deve essere quello di Adenauer e non quello della Merkel che, però, può fare in tempo a ripensarci.

Quello che più ci interessa valutare è lo stato d’animo e la situazione dell’imprenditore e in particolare dell’artigiano che è stato chiuso questi due mesi e che, ipotizziamo, il “4 maggio” tira su la saracinesca e fa mente locale su ciò che è necessario fare per sopravvivere e riadattare.

Noi di Casartigiani, certo, non siamo stati con le mani in mano, in questi due mesi, ma abbiamo lavorato e ci siamo battuti su tutti i Tavoli (anche virtuali) per gli artigiani sviluppando una empatia totale, che ci permette di sentire e di capire il pensiero, le preoccupazioni e i dispiaceri di ogni singolo imprenditore. Qualcosa di importante l’abbiamo ottenuto, ma ancora troppo poco. Ognuno si troverà di fronte al problema di sanificare e riadattare, con costi considerevoli a seconda del tipo di attività.

La cassa integrazione è stata importante (nonostante alcune incomprensioni che permangono), grazie anche alla nostra Bilateralità, ed oltre ai problemi umani di distacco che solo chi conosce le aziende artigiane può capire, non garantisce più di tanto né troppo a lungo.

Le tasse sono state posposte ma non certo cancellate e per chi non ha prodotto niente, suo malgrado, non possono non essere una preoccupazione. I 600 euro dell’indennità, che non sono arrivati ancora a tutti, sono pochi, anche se si sta pensando di aumentarli.

I 25mila euro, con garanzia al 100% dello Stato, sono una buona cosa ma ancora insufficiente. La burocrazia è ancora lì, kafkiana a creare i problemi, fregandosene degli stati d’animo. Aspettiamo, ma non passivamente, il Decreto di aprile, per notevoli miglioramenti, confidando nella parola del Presidente. Anche perché da recenti stime di colleghi la tentazione di chiudere baracca e burattini può investire fino a 50mila imprenditori e sarebbe una catastrofe. L’impresa è la risorsa dell’Italia e deve essere assolutamente salvata, perché ci sono in ballo tanti posti di lavoro e anche chi ha un posto garantito dallo Stato non è al sicuro di fronte a uno eventuale scenario negativo.

Del resto, l’auspicato (prima della crisi) ritorno dalla delocalizzazione adesso è assolutamente improbabile che avvenga, purtroppo.

Bisogna assolutamente salvare le imprese, le aziende, gli imprenditori e gli artigiani e per fare ciò bisogna sentirsi dalla loro parte, perché la loro parte è la nostra, quella di tutti. Se nella battaglia con il Coronavirus gli eroi sono stati e sono ancora i medici (straordinari i filmati dei festeggiamenti quando si sono liberate le terapie intensive) dal 4 maggio o da quel che sarà, gli eroi sono e saranno gli imprenditori e gli artigiani. Ognuno di noi si deve sentire artigiano. Noi siamo dalla loro parte anche perché ci si deve immedesimare nella psiche, che poi è l’anima e nel cuore dell’imprenditore, quando vedrà per un microbo maligno, cancellati in due mesi i sacrifici e i progressi di anni, le certezze, le abitudini, i ricordi e la commozione che solo chi ama il proprio lavoro può capire, perché l’amore è appartenenza non è mai riconoscenza.

Noi chiediamo a tutti di avere riconoscenza e appartenenza per questo straordinario popolo di imprenditori italiani e per il loro secondo Rinascimento.

 

 

Notizie dalle associazioni casartigiani di tutta italia Diffondere la coscienza dei valori dell’Artigianato nel suo ruolo storico quale primaria forza sociale, economica e culturale.

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Dalla penna di Giacomo Basso, i racconti artigiani pensati per esaltare l’artigianato attraverso l’uomo.
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